Proprio così, non hai letto male: La scienza del camminare, conosciuta anche come Promenadologia, esiste davvero. Camminare infatti non è solo un modo di spostarsi o un’attività ricreativa, ma anche una scienza.
Testo: Selina Meier, Scienze Sociali e della Comunicazione
Traduzione: Alessandro Merola, Economia Politica
La Promenadologia, la scienza del camminare, è stata sviluppata dal sociologo e urbanista svizzero Lucius Burckhardt (1925-2003). Certo, è considerata una scienza molto giovane, ma bisogna comunque tener conto del fatto che camminare e passeggiare portano con sé tradizioni molto antiche.
L’oggetto di studio della Promenadologia
La Promenadologia persegue l’obiettivo di rendere le persone consapevoli sulla propria percezione dell’ambiente così da poterla metterla in discussione. Burckhardt descrive nel suo libro Perché il paesaggio è bello? La scienza della camminata, che la scienza si occupa delle sequenze in cui gli osservatori percepiscono l’ambiente. A differenza degli storici della letteratura, i promenadologi non sono interessati alla rappresentazione, ma alla percezione della passeggiata stessa. Peraltro, di solito si inizia una passeggiata con una certa immaginazione, che può cambiare l’immagine percepita. La scienza dovrebbe così dimostrare al contempo la decisività della percezione.
La passeggiata originale
L’origine di questa scienza fu la cosiddetta “passeggiata originale a Riede”, che Burckhardt intraprese con i suoi studenti dell’Università di Kassel nel 1976. I partecipanti dovevano camminare lungo un percorso predefinito ed inserire su una mappa i (così come li chiamava Burckhardt) “luoghi incantevoli”. Il risultato fu un’immagine del cammino composto da percorsi e luoghi, che Burckhardt descrisse come una collana di perle. In seguito, sulla base delle sue precedenti ricerche di sociologia e urbanistica, nacque la Promenadologia.
Solo nel 1990, tuttavia, è stata menzionata formalmente per la prima volta la scienza del camminare. In ogni caso, all’Università di Kassel viene insegnato ancora oggi e trova sostenitori in varie altre forme. Martin Schmitz e Bertram Weisshaar sono certamente degni di menzione. Quest’ultimo, per esempio, ha sviluppato il sistema dei cosiddetti “Talk-Walks”. Si tratta di talk show in locomozione.
Cambiare la percezione
L’umanità oggi è più mobile che mai. Aerei, treni e altri mezzi di trasporto sono diventati indispensabili, il che ha un impatto sulla percezione di ciò che ci circonda. A questo proposito, ci sono stati anche diversi approcci sullo sviluppo della ferrovia e su come abbia già cambiato la nostra percezione. Lo stesso Burckhardt fa notare che il paesaggio in questo periodo si è ridotto a un’immagine da cartolina.
Il giornalista e storico tedesco Wolfgang Schivelbusch ha dedicato il suo libro “Storia dei viaggi in ferrovia” sull’industrializzazione dello spazio e del tempo nel XIX secolo. Descrive che questo sviluppo ha cambiato il qui e ora. La ferrovia collegava luoghi che prima non lo erano. Inoltre, la visuale era cambiata, poiché guardando fuori dalla finestra, il paesaggio passava rapidamente davanti agli occhi, cosa fino ad allora sconosciuta. Oggi, se pensiamo a quanto è piccolo tutto ciò che vediamo quando un aereo decolla, sembra poco spettacolare. Ma se questo viene paragonato a ciò che si vede quando si fa una passeggiata, sembra una follia. In generale, Burckhardt descrive la percezione prima dell’era della ferrovia come completamente diversa, dato che allora la via da percorrere era importante quanto la destinazione.
Camminare ha una lunga tradizione
Molti altri si sono impegnati con il “muoversi camminando”. Tra questi bisogna menzionare Walter Benjamin e la sua descrizione del flâneur nell’esempio della vita nei boulevard parigini del XX secolo. Ma già durante la Rivoluzione francese, per esempio, c’erano appelli per una “Repubblica dei pedoni” e nell’antichità greca l’importanza del camminare era un aspetto centrale: la Stoa, un portico coperto, non era solo un mercato, bensì anche un luogo d’incontro per passeggiare e chiacchierare.
Il camminare e la percezione di esso, così come quella dell’ambiente, sembrano non perdere mai la loro attualità. Inoltre, ci sono molti altri argomenti non menzionati qui che dovrebbero essere considerati, come la connessione tra la percezione del paesaggio e il linguaggio o la critica urbana. Se è stato suscitato l’interesse per questo argomento, allora consigliamo il già citato libro Perché il paesaggio è bello? La scienza della camminata di Lucius Burckhardt, che è stato usato qui come fonte primaria.